Le complicanze più frequenti dopo l’aumento del seno e la loro gestione
L’aumento del seno, noto come mastoplastica additiva, è uno degli interventi di chirurgia estetica più richiesti. Nonostante i progressi nelle tecniche operatorie e nei materiali protesici, possono insorgere complicanze precoci o tardive che richiedono una gestione adeguata. Comprendere i rischi principali aiuta le pazienti a scegliere consapevolmente e a riconoscere tempestivamente eventuali problemi post-operatori.
Edema, ematoma e sieroma
Le complicanze più comuni nelle prime ore e nei primi giorni dopo l’intervento comprendono edema, ematoma e sieroma. L’edema è un gonfiore fisiologico che si sviluppa come risposta infiammatoria al trauma chirurgico e tende a ridursi spontaneamente in 2-3 settimane. L’ematoma, invece, è un accumulo di sangue più importante che può comparire se si rompe un vaso durante l’inserimento della protesi o nelle ore successive, soprattutto in caso di sforzi o ipertensione non controllata. Si manifesta con tensione dolorosa e aumento repentino del volume del seno.
La gestione di un ematoma varia in base all’entità: i piccoli si riassorbono spontaneamente con riposo, ghiaccio e bendaggio compressivo; quelli voluminosi richiedono riapertura della ferita, drenaggio e accurata emostasi. Il sieroma è l’accumulo di liquido sieroso nella tasca protesica, più frequente dopo inserimento retro-muscolare. Può comparire anche settimane dopo l’intervento, causando rigonfiamento e sensazione di fluttuazione. Il trattamento si basa sul drenaggio ecoguidato e sull’uso di bendaggi compressivi; raramente è necessaria una revisione chirurgica.
Infezioni e contrattura capsulare
Tra le complicanze più temute figura l’infezione, che può manifestarsi precocemente, entro i primi 10 giorni, oppure tardivamente, a distanza di settimane. I sintomi includono dolore, arrossamento, calore e talvolta febbre. La causa più frequente è la contaminazione batterica intra-operatoria o nel decorso post-operatorio, favorita da drenaggi o suture. La gestione richiede un trattamento antibiotico mirato, ma nei casi gravi può essere necessaria la rimozione temporanea della protesi per risolvere il quadro infettivo.
Un’altra problematica che si può sviluppare anche dopo mesi è la contrattura capsulare. Si tratta di una risposta eccessiva dell’organismo alla protesi, con formazione di una capsula fibrosa anomala che si retrae e deforma il seno, rendendolo duro e doloroso. Si classifica in 4 gradi secondo la scala di Baker: nei gradi lievi si osserva solo un indurimento; nei casi severi compare dolore e evidente distorsione estetica. La prevenzione si basa su tecniche chirurgiche atraumatiche, irrigazione antibatterica e utilizzo di protesi testurizzate o con rivestimenti innovativi. Nei casi conclamati, il trattamento prevede la capsulectomia e la sostituzione dell’impianto.
Alterazioni di sensibilità e problematiche estetiche
Dopo l’aumento del seno, molte pazienti sperimentano alterazioni della sensibilità dell’areola o del polo inferiore della mammella. Si tratta di una complicanza piuttosto frequente, legata al distacco dei tessuti e all’inserimento della protesi. In genere, si tratta di una condizione transitoria che si risolve spontaneamente in 3-6 mesi grazie alla rigenerazione delle terminazioni nervose. Tuttavia, in rari casi, l’ipoestesia può persistere in forma permanente.
Altre complicanze estetiche comprendono asimmetrie, malposizionamento della protesi, pieghe o ondulazioni (rippling) visibili nei soggetti con poco tessuto ghiandolare. Il rippling è più comune con protesi saline e con posizionamento sottoghiandolare. Per le asimmetrie lievi si può attendere qualche mese, poiché il gonfiore si riduce gradualmente. Nei casi più marcati si valuta un intervento correttivo, che può includere lo scollamento della tasca o la sostituzione dell’impianto. Anche la cicatrizzazione può essere fonte di insoddisfazione estetica, con formazione di cicatrici ipertrofiche che beneficiano di infiltrazioni di corticosteroidi o laserterapia.
Rottura protesica e sieroma tardivo
La rottura della protesi è una complicanza tardiva che può manifestarsi a distanza di anni. Nelle protesi saline la rottura è evidente per il rapido svuotamento del volume; nelle protesi in gel di silicone coesivo, invece, il contenuto rimane confinato nella capsula, determinando un cambiamento della forma o un indurimento. La diagnosi si effettua con ecografia o risonanza magnetica. Nella maggior parte dei casi, non si tratta di un’urgenza, ma la protesi danneggiata va sostituita per evitare infiammazione cronica o formazione di sieroma.
Un altro problema tardivo è il sieroma cronico, che può presentarsi anche dopo anni. Si tratta di un versamento continuo di liquido attorno alla protesi, talvolta associato a una forma rara di linfoma anaplastico a grandi cellule (BIA-ALCL). Per questo motivo, la comparsa di gonfiore persistente richiede sempre una valutazione specialistica.
La prevenzione delle complicanze passa attraverso una selezione accurata delle pazienti, il rispetto dei protocolli di asepsi, un’adeguata informazione pre-operatoria e controlli regolari. La mastoplastica additiva resta un intervento sicuro e gratificante, purché sia affrontato con consapevolezza dei possibili rischi e con la disponibilità a gestirli in modo tempestivo e professionale.